Il mondo della consulenza alle imprese vive un momento particolare. Esigenze nuove ed improrogabili di una clientela oggettivamente alle prese con una crisi economica recessiva premono su chi offre servizi professionali.
Le deleterie questioni sul termine “commercialista” tra dottori e ragionieri, le posizioni dei consulenti del lavoro, le nuove ambizioni dei revisori dei conti, i diritti ed i riconoscimenti acquisiti da periti ed esperti tributari dai C.A.A.F., il proliferare dei centri di elaborazione dati, hanno stabilito una inconfutabile realtà: l’inorganicità di una normativa specifica sulle competenze di ognuno.
Di contro questo disordine fa emergere una naturale verità: l’affermarsi di del pragmatismo di soggetti meglio organizzati, più vicini alle reali esigenze, anche spicciole, della clientela che risultano avvantaggiati rispetto ad altri più preparati ma poco sensibili a mutamenti di libero mercato, convinti che le garanzie di competenza dei professionisti abilitati siano inattaccabili.
La situazione merita un approfondimento:
a) obiettivamente l’abilitazione professionale non sempre costituisce prerogativa di persone più preparate;
b) il cliente matura, sempre più spesso, il convincimento che la sua azienda necessiti di una consulenza globale capace di districarsi nella miriade di adempimenti con eccezionale versatilità;
- il mondo professionale, per coscienza e responsabilità, mal s’è adeguato a questa condizione, in quanto il professionista ricerca una specifica, una dimensione difficile da coniugare con le esigenze troppo varie ed i mezzi limitati dei propri clienti.d) il tessuto imprenditoriale del meridione consta di microimprese le cui ambizioni, in questo momento, sono solo legate alla sopravvivenza alle tempeste del mercato.
L’imprenditore deve dotarsi, di conseguenza, di una spiccata capacità nello scegliere i propri collaboratori, sia all’interno che all’esterno dell’azienda, utilizzando la consulenza di persone all’altezza della situazione e disponibili, assumendo il rischio delle scelte che opera in un ambiente ove l’offerta è inflazionata.
D’altro canto non può nascondersi l’irrazionalità del mondo professionale che, specie nei vertici delle categorie, ricerca soluzioni bizantine a problemi che sono di natura eminentemente pratica.
La figura del consule
nte d’impresa è, sembra, in rapido declino, mortificata in ciò che da sempre contraddistingue il suo operato: il carattere di intellettualità che offriva prestigio e costituiva garanzia per gli utenti; si impone una generale riflessione sulle prospettive dei nuovi consulenti di impresa alle cui responsa
bilità devono affiancarsi strutture e mezzi idonei a soddisfare la domanda di professionalità che viene dall’utenza, nel settore dei servizi e nel settore dell’opera intellettuale.
Temi da affrontare con urgenza: la società di professionisti, la prestazione dei servizi in forma associata, l’attribuzione di esclusive professionali delimitate ma imprescindibili.
Domenico Bocchetti
OBIETTIVO PROFESSIONE “1996”
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