Ciò che si chiede ai giovani è una maggiore disponibilità al sacrificio: uno sforzo necessario, considerata la crisi economica, ed un obbligo di adeguarsi alla elasticità cui tutte le componenti del mondo del lavoro devono attenersi.
La legge “Biagi”, nei suoi principi cardine, ha metabolizzato questa esigenza prevedendo strumenti certamente più snelli che dovrebbero favorire la ricerca di una occupazione.
Sminuite le funzioni e le procedure dei compassati uffici di collocamento, la telematica caratterizzerà il nuovo sistema grazie alla creazione delle “Borse Lavoro” che interagiranno con figure professionali ed intermediari dotati di competenze specifiche e strutture all’avanguardia.
La nonrma quindi non ha eluso le aspettative degli occupandi, garantendoli, indirettamente, mediante un regime autorizzativo basato su un effettivo controllo documentale dell’organizzazione e delle esperienze degli operatori.
Ciò certamente costituisce un deciso orientamento verso il mercato ed i suoi protagonisti rispetto a quanto sinora affetto dalle pubbliche istituzioni ed i pochi attori privati del settore. Il legislatore ha finalmente tenuto presente che i veri mediatori tra domanda ed offerta di lavoro risultano i consulenti da sempre chiamati in causa nelle dinamiche aziendali. Chi meglio del commercialista o del consulente del lavoro conosce le reali necessità di una impresa?
Non fanno certo eccezione quelle relative alle risorse umane, non sottovalutando la circostanza che tali professionisti sono a diretto contatto con una nutrita platea di potenziali datori di lavoro godendo in più della fiducia d’un rapporto consolidato. Semmai il disposto legislativo non è riuscito a salvaguardare la “sicurezza” che deve contraddistinguere ogni posto di lavoro accentuando quel carattere di precarietà ormai insito in ogni aspetto di questa società moderna.
Probabilmente non poteva evitarsi: la stabilità, la prospettiva non è di questa epoca; lo testimonia, nel campo, lo sfrenato utilizzo delle collaborazioni coordinate e continuative, dei lavoratori a progetto, etc., che fanno divenire quasi anacronistico il ricorso alle canoniche forme di impiego a tempo indeterminato.
Ben vengano quindi nuovi operatori, sempreche affidabili e capaci, che moltiplicano l’offerta occupazionale; la critica circa precarietà, instabilità, insicurezza non è accettabile ed è da considerarsi, al momento, solo un dettaglio in assenza di valide alternative.
Domenico Bocchetti
IL PUNTO “2005”
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