La collaborazione tra Ocse e Paesi in via di sviluppo viene avviata nel 2016 con la nascita all’interno dell’Organizzazione con sede a Parigi dell’Inclusive Framework, che conta attualmente più di 135 membri, la maggioranza dei quali non sono membri dell’Ocse.
Il report offre una serie di dati che evidenziano i risultati della collaborazione nel 2021: entrate aggiuntive pari a 873 milioni di dollari riscosse tramite i programmi di assistenza “Ispettori fiscali senza frontiere” promossi dall’Ocse e dal Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (Undp) in collaborazione con Ataf (African tax administration forum), e Banca mondiale; 30 miliardi di euro di entrate addizionali individuate dai Paesi in via di sviluppo attraverso indagini fiscali offshore e programmi di voluntary disclosure. Inoltre, 75 Paesi in via di sviluppo hanno ricevuto supporto per lo scambio di informazioni e 21 hanno messo a punto misure per essere in regola con gli standard fiscali internazionali.
Contrasto all’evasione fiscale
L’azione dell’Ocse contro l’evasione fiscale è condotta attraverso il framework Beps (Base erosion and profit shifting) ed è indirizzata soprattutto nei confronti della tassazione societaria e, in particolare, delle multinazionali che sfruttano le maglie dei sistemi tributari nazionali per spostare artificialmente profitti dove la tassazione è più bassa. Questo spostamento della base imponibile rappresenta una perdita di gettito importante per gli Stati, soprattutto per quelli in via di sviluppo. Il report evidenzia, infatti, come proprio per questi ultimi le entrate provenienti dalla tassazione societaria rappresentino una quota importante sul totale di quelle nazionali: in media per gli Stati africani sono del 19,2%, in America latina e Caraibi del 15,6%, più della media dei Paesi Ocse per i quali la quota si attesta al 10%.
Stop ai flussi finanziari illeciti
L’attività dell’Ocse su questo fronte si muove su un doppio binario: garantire la trasparenza fiscale e combattere i crimini finanziari.
Per quanto riguarda il primo aspetto, sono stati stabiliti due standard: lo scambio di informazioni su richiesta e quello automatico di informazioni finanziarie tra Autorità fiscali.
Per quanto riguarda i crimini fiscali, l’Organizzazione ha elaborato dieci principi globali per contrastarli e un modello di investigazione che supporta gli Stati nell’attuazione dei principi.
Gli obiettivi di sviluppo sostenibile
L’Ocse rappresenta uno dei partner più importanti delle Nazioni Unite per il raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. Sul fronte fiscale, migliorare il sistema di tassazione e aumentare le entrate tributarie giocano un ruolo fondamentale per garantire maggiori risorse economiche, soprattutto per i Paesi in via di sviluppo. Le attività dell’Organizzazione in quest’ambito riguardano vari settori: la tassazione ambientale, il carbon pricing, le politiche fiscali, le statistiche sulle entrate tributarie nazionali, la digitalizzazione delle amministrazioni tributarie e l’educazione fiscale.
La road map per il futuro
Nel report l’Organizzazione con sede a Parigi mette nero su bianco gli ambiti in cui porterà avanti la propria attività: supportare l’attuazione nei Paesi in via di sviluppo dei due pilastri previsti dall’accordo sulla tassazione delle grandi multinazionali; intensificare il programma di supporto bilaterale sull’Iva applicata all’e-commerce; continuare l’attuazione degli standard di trasparenza, espandere la propria offerta formativa e incrementare le analisi e i dati relativi ai Paesi in via di sviluppo nel database dell’Ocse.
fonte fiscooggi.it