L’altro giorno sul Sole 24 Ore, a firma Antonelli Cherchi e Valeria Uva, è stato pubblicato un interessante articolo su un argomento quanto mai attuale: la possibilità di “aprire” una società direttamente on line, senza passare per il “controllo” dei notai. Ecco l’articolo in questione che pubblichiamo integralmente. Alla fine qualche considerazione personale
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Prima è stata la liberalizzazione della costituzione online delle start up innovative, bloccata dal Consiglio di Stato, ad agitare le acque, che ora tornano a incresparsi a causa dello schema di decreto legislativo che affida solo ai notai la possibilità di dar vita a Srl da remoto.
In entrambi i casi si gira sempre intorno alla medesima questione: se la costituzione di società debba rimanere una prerogativa del notariato o se si possa allargare il campo d’azione ad altri soggetti.
Questione che ne trascina altre: la verifica delle parti in causa, il controllo degli atti, la sicurezza – visto che si parla di documenti redatti da remoto – delle piattaforme su cui viaggiano i dati. Tutti temi su cui si sta interrogando in questi giorni il Parlamento, chiamato ad esprimere il parere sulla bozza di decreto legislativo, che recepisce una direttiva comunitaria (la 1151 del 2019, di modifica della direttiva 1132 del 2017) sull’uso di strumenti digitali nel diritto societario. Le Camere hanno tempo fino a venerdì prossimo per pronunciarsi, visto che il termine precedente del 16 settembre è stato prorogato per via dello slittamento della scadenza di esercizio della delega all’8 novembre (in origine era l’8 agosto). Lo schema di decreto fa parte di un nutrito pacchetto di Dlgs attuativi di altrettante deleghe previsti dalla legge 53/2021 di delegazione europea 2019-2020.
Questa settimana, dunque, è quella in cui si capirà l’orientamento del Parlamento e, in particolare, delle commissioni Giustizia (alla Camera in accoppiata con l’Attività produttive): sono loro, infatti, che devono dare il parere. Anche se a Palazzo Madama un segnale è già arrivato dalla commissione Politiche dell’Unione europea, chiamata a esprimere, così come altre commissioni, osservazioni sullo schema di decreto da inviare alla commissione Giustizia.
Per le Politiche Ue quello prospettato dal decreto con la chiamata in causa dei soli notai è un sistema che crea un «monopolio legale di fatto». La richiesta è che si apra la costituzione online delle Srl anche ad altri soggetti – sulla falsariga di quanto previsto in origine per le start up innovative – e che si assegnino ai conservatori del registro delle imprese (considerato che sono soprattutto le Camere di commercio a essere candidate ad affiancarsi ai notai) ulteriori poteri di controllo.
Una presa di posizione che fornisce una sponda a chi – come Assoprofessioni, Assosoftware e Confindustria – caldeggia l’apertura del mercato in un’ottica di digitalizzazione e di semplificazione. Confindustria in una lettera inviata al Parlamento chiede che lo costituzione online delle Srl possa avvenire, oltre che attraverso la piattaforma del notariato (Notartel), anche mediante quella del sistema camerale.
«Le Camere di commercio hanno già avuto il compito di consentire la costituzione online di Srl con natura di start up innovative: quasi 4mila aziende – spiega Andrea Prete, presidente di Unioncamere – sono nate utilizzando esclusivamente la nostra piattaforma, in tempi rapidi e senza intoppi. Togliere alle imprese questa possibilità sarebbe un peccato».
«Circa il ripristino del cosiddetto doppio binario e la possibilità di costituzione “fai da te” direttamente connettendosi al sito delle Camere di commercio – afferma Valentina Rubertelli, presidente del Consiglio nazionale del notariato – il filtro notarile (alternativo a quello del giudice) è non solo richiesto dal codice civile, ma anche dalla direttiva Ue 2017/1132; esso non è sostituibile da quello dei conservatori dei registri delle imprese, che, per legge, non effettuano una serie di controlli fondamentali, tra cui quelli antiriciclaggio e di legalità sostanziale dell’atto».
«Ci sono due schieramenti contrapposti – commenta Luca Carabetta (M5S), relatore alla Camera insieme a Roberto Cassinelli (Forza Italia) dello schema di decreto – e proveremo fino all’ultimo a trovare una sintesi». Anche se il Governo non sembra intenzionato a cambiare orientamento. «In modo un po’ irrituale – continua Carabetta – noi relatori abbiamo ricevuto una nota informale dal ministero della Giustizia in cui si difende l’impianto del decreto». La questione interessa, in particolare, le circa 100mila Srl che in media vengono costituite ogni anno.
Nel 2020 si è avuta una contrazione: ne sono nate 92.620, di cui 387 con unico socio e 39.131 semplificate, cioè senza bisogno di statuto e attraverso il ricorso ad atti costitutivi standard.
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La burocrazia è un cancro italiano. Sembra che ci sia un desiderio di complicare le cose. Oggi in Italia con la firma digitale è possibile sottoscrivere qualsiasi atto. Il che in alcuni casi non è neanche un fatto positivo. Pare strano che per costituire una società si debba per forza di cose passare sotto le “forche caudine” dei notai. Non si capisce perché non possa esserci un’altra piattaforma, con tutti i controlli del caso, ovviamente, che possa permettere la cosa. Uno capisce la difesa della “casta” notarile. Detto questo non si capisce perché le società debbano continuare a sostenere costi altissimi per una cosa del genere. E’ del tutto anacronistico. Il lavoro dei notai non è in discussione, ma non si può fermare il progresso. Creare una doppia piattaforma per altro potrebbe anche generare una sana concorrenza che porti a ridurre i costi.
by Liberato Ferrara Area Imprese Network
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